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Revenge porn, adesso c'è una legge contro chi posta foto e video hard delle ex

Il parlamento californiano approva la prima norma dedicata al contrasto del fenomeno, che rischia tuttavia di proliferare senza troppe conseguenze: centinaia di migliaia di immagini e clip, girate nei momenti d'intimità su richiesta degli uomini, finiscono su decine di siti quando il rapporto va in pezzi. Un movimento di giovani vittime è deciso a contrastarne la diffusione


2017-11-16 16:10:49 Visualizzazioni: 2

Cristian Nardi
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NON solo cyberbullismo e dinamiche affini. Più che altro, è quasi come compiere un femminicidio in chiave virtuale, distruggendo la dignità delle donne e procurando loro enormi problemi affettivi, di lavoro e identitari. L'hanno battezzato, forse con troppa leggerezza, "revenge porn" e in fondo il fenomeno è estremamente banale nella sua spietatezza. Si tratta di ex mariti e fidanzati che pubblicano su portali dedicati foto intime, se non del tutto senza veli, delle proprie ex mogli, ex partner o di vecchie compagne. Non bastasse solo la violazione dell'immagine, spesso gli scatti piccanti - pensati per un uso privatissimo se non estorti dagli uomini con assurdi ricatti sulla fiducia e l'amore - sono accompagnati da un'incredibile quantità di elementi identificativi: link ai profili sui social network, indicazioni dell'abitazione o del luogo di lavoro della persona immortalata. Capire chi è il soggetto nella foto diventa facile, con tutte le pericolose conseguenze del caso. Ora negli Usa, dove la faccenda sta diventando un'autentica piaga sociale, sta nascendo un movimento di respiro internazionale, End Revenge Porn, che chiede a gran voce una legge severa, specificamente dedicata ai fenomeni vendicativi online, in particolare a sfondo sessuale. E punta a smuovere le coscienze dei legislatori di tutto il mondo. Questi siti ricevono materiali internazionali, quindi il fenomeno riguarda in prima battuta gli Stati Uniti e allo stesso tempo il resto del pianeta.



"Mi ha detto che se non gli avessi spedito le immagini avrebbe voluto dire che non mi fidavo di lui e non lo amavo", ha raccontato al New York Times Marianna Taschinger, una giovane texana oggi ventenne che a diciotto anni ha ceduto alle richieste del fidanzato, oltretutto conosciuto in Rete, acconsentendo a farsi immortalare nuda in una serie di foto. Quelle stesse foto che, qualche mese dopo la rottura, avrebbe ritrovato su uno dei portali dedicati a questo genere di diffamazione online insieme a quelle di migliaia di altre donne. Video inclusi. Fatti difficilissimi da perseguire legalmente, come molto di ciò che accade su internet. Tuttavia qualcosa sembra muoversi: il parlamento californiano ha infatti approvato la prima legge espressamente dedicata al "revenge porn". Anche se rischia di cambiare molto poco, visto che chi gestisce questi siti, operatori e webmaster, spesso si limita a ospitare contenuti caricati da terze parti, meccanismo che li solleva da conseguenze penali. E poi servirebbe una legge federale, vigente in tutti gli Usa, per poter sperare di incidere davvero sullo stillicidio videofotografico. Ma anche in quel caso non mancherebbero difficoltà sull'onnicomprensivo Primo emendamento della Costituzione americana. Il solito rompicapo fra libertà d'espressione e violazione dei più elementari diritti dell'individuo.



Per le vittime di questi abusi digitali gli effetti sono devastanti. Donne che perdono il lavoro o vengono avvicinate mentre sono in giro da sconosciuti che le hanno riconosciute o le seguono da giorni. Magari - come capitato proprio a Taschinger - appostandosi sotto casa. C'è gente che è arrivata, invano, a cambiare generalità, chi ha lasciato la città in cui viveva nella speranza di rendere obsoleti i dati in possesso dell'ex compagno e condurre così verso la fine l'insopportabile storia. Ma nella società digitale è spesso difficile far perdere definitivamente le proprie tracce se non al prezzo di un totale esilio dalla Rete. Il che, a volte, non è nemmeno possibile. "È un modo facile per trasformare le donne in disoccupate, tagliarle fuori da ogni rapporto e metterle in pericolo" dice Danielle Citron, docente di giurisprudenza all'università del Maryland. Però, come spesso accade in queste situazioni, l'emergere del fenomeno ha quantomeno condotto alla creazione di un fronte di sensibilizzazione e di contrasto. Anche se la battaglia per le nuove leggi non è semplice nemmeno in America e quella appena approvata dalla California rischia di doversi divincolare fra troppe strettoie per poter esprimere a pieno i suoi effetti. Anche in Italia è difficile capire se potrebbe essere applicata la legge sullo stalking.



Non rimane dunque che affidarsi a cause civili basate sulla violazione delle norme legate al copyright, alla tutela della privacy o, in alcuni casi, alla pornografia infantile. Molte di queste immagini, tanto per rendere il quadro se possibile ancora più deprecabile, ritraggono infatti ex fidanzate che al momento degli scatti non avevano ancora superato i 18 anni. Senza contare che, una volta chiuso un sito, quel materiale rischia di rispuntare - se non è già stato duplicato all'origine - su decine di altri portali simili. Trasformando la caccia allo scatto in un circolo vizioso. Eppure filmini e foto proliferano: "Non riesci a pensare che cinque anni dopo il tuo ragazzo potrebbe non essere più lo stesso di quel momento e farti qualcosa di male" ha chiuso Marianna Taschinger. Uscita a fatica da un incubo che le ha cambiato la vita.



FONTE: Repubblica.it