L’impatto della crisi climatica in Svizzera: il caso della frana di Blatten di Cristiano CrettiNegli ultimi decenni la crisi climatica globale ha mostrato segnali sempre più allarmanti, con effetti tangibili anche in Svizzera. Il paese alpino, a causa della sua geografia e del clima montano, sta sperimentando cambiamenti significativi: la temperatura media in Svizzera è aumentata di circa +2,8°C dall’era preindustriale, un valore pari al doppio della media globale2025-06-09 16:39:18 Visualizzazioni: 325
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Negli ultimi decenni la crisi climatica globale ha mostrato segnali sempre più allarmanti, con effetti tangibili anche in Svizzera. Il paese alpino, a causa della sua geografia e del clima montano, sta sperimentando cambiamenti significativi: la temperatura media in Svizzera è aumentata di circa +2,8°C dall’era preindustriale, un valore pari al doppio della media globalebafu.admin.ch. I sei anni più caldi mai registrati nel paese si collocano tutti nell’ultimo decenniobafu.admin.ch, a testimonianza di un riscaldamento accelerato. Questo aumento termico comporta estati più torride (con un aumento dei giorni “tropicali” sopra i 30°C) e inverni meno rigidi, con una diminuzione delle giornate di gelobafu.admin.ch. Secondo MeteoSvizzera e l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), in futuro ci si attendono estati sempre più asciutte, ondate di calore più frequenti e precipitazioni estreme più intense, mentre gli inverni avranno meno nevemeteosvizzera.admin.ch. La combinazione di estati calde e siccitose e minori nevicate invernali sta già alterando profondamente l’ambiente alpino svizzero. Uno degli indicatori più visibili della crisi climatica sulle Alpi è la rapida fusione dei ghiacciai. La Svizzera ospita il maggior numero di ghiacciai d’Europa (oltre 1'400 ghiacciai) e purtroppo il loro volume è in drastica diminuzioneit.euronews.com. Negli ultimi anni si sono registrati record negativi: il 2022 è stato l’annus horribilis per i ghiacciai svizzeri, con una perdita stimata di 3 km³ di ghiaccio (circa il 6% del volume totale) in un solo annorsi.ch. Si tratta di una riduzione mai osservata prima, equivalente per dimensioni all’intera superficie del Lago di Zugorsi.ch. L’estate 2022, eccezionalmente calda e povera di precipitazioni, ha accelerato lo scioglimento in modo drammatico. Molti piccoli ghiacciai alpini sono quasi scomparsi: a tal punto che su alcuni di essi (come il Pizol nel San Gallo, il Corvatsch nei Grigioni o lo Schwarzbachfirn in Uri) le misurazioni scientifiche sono state sospese, non essendoci più ghiaccio sufficientersi.ch. Anche il 2023 ha visto una perdita ingente, pari a circa il 4% del volume glacialeit.euronews.com, confermando un trend devastante che, nel biennio 2022-2023, ha sottratto ai ghiacciai svizzeri oltre il 10% della loro massait.euronews.com. In totale, tra il 2001 e il 2022 la Svizzera ha già perso circa un terzo del volume dei suoi ghiacciai a causa del riscaldamento globaleecodallecitta.it. Le proiezioni per il futuro prossimo sono altrettanto inquietanti: se la tendenza attuale non verrà invertita, entro il 2050 potrebbe scomparire tra il 50% e il 90% dei ghiacciai alpini svizzeribafu.admin.ch, con conseguenze drammatiche sugli ecosistemi di alta montagna, sulle riserve idriche e sul paesaggio. Parallelamente allo scioglimento dei ghiacci perenni, aumentano i fenomeni di dissesto idrogeologico. Il disgelo del permafrost (il terreno perennemente gelato in alta quota) sta destabilizzando pendii e pareti rocciose: mano a mano che il “cemento” di ghiaccio nel sottosuolo si scioglie, le rocce tendono a collassare più facilmente. Gli esperti confermano un chiaro legame tra l’aumento delle temperature e l’incremento di piccole frane e crolli di roccia ad alta quota – eventi che diventano “più frequenti, soprattutto alle altitudini elevate”tvsvizzera.it. Ogni estate, nelle regioni alpine, si osservano frane detritiche, smottamenti e scariche di sassi che talvolta costringono alla chiusura di sentieri e minacciano infrastrutture di montagna. Ad esempio, lo scioglimento dei ghiacciai libera enormi quantità di detriti e sedimenti che vengono trascinati a valle: ciò può includere anche sostanze inquinanti intrappolate nel ghiaccio (come metalli pesanti tra cui uranio e nichel) che finiscono nei fiumi alpiniit.euronews.comit.euronews.com. Le rocce prima cementate dal gelo ora si staccano con preoccupante regolarità – al punto che su certi versanti delle Alpi, specialmente durante le estati calde, “ogni cinque minuti circa si sente il minaccioso rumore delle rocce che cadono dal pendio”, come ha descritto una glaciologa sul campoit.euronews.com. Questi crolli disseminano massi a valle e possono raggiungere centri abitati o vie di comunicazione, rappresentando un rischio crescente per le comunità montane. Anche gli eventi meteorologici estremi stanno colpendo con maggiore intensità la Svizzera, coerentemente con le tendenze globali. Studi climatologici indicano che, dal 1901 ad oggi, oltre il 90% delle stazioni di misura svizzere ha registrato un aumento sia nella frequenza sia nell’intensità delle precipitazioni fortibafu.admin.ch. Ciò significa piogge torrenziali più frequenti, capaci di provocare alluvioni lampo, frane e colate detritiche. D’altro canto, i periodi di siccità prolungata sono in aumento durante la bella stagione: le estati secche del 2018 e 2022, ad esempio, hanno portato i livelli dei laghi e fiumi a minimi storici, costringendo ad adottare misure per il risparmio idrico in alcune regioni. Ondate di calore sempre più intense mettono a dura prova sia la popolazione che gli ecosistemi: nel 2022 – l’anno più caldo mai registrato in Svizzera – il caldo eccezionale ha avuto effetti sanitari gravi, contribuendo a 474 decessi supplementari durante l’estate (pari all’1,7% della mortalità totale annuale)rsi.ch. Questo bilancio supera perfino quello di altre recenti estati torride (nel 2017 vi furono 399 morti legati al caldo, nel 2019 furono 338) e si avvicina ai livelli della storica canicola del 2003rsi.ch. Le foreste svizzere soffrono la combinazione di caldo e aridità: nel 2022 si è raggiunto un numero record di incendi boschivi, ben 131 roghi in tutto il paese (contro una media di 109 annui nel periodo 2000-2018)rsi.ch. Intere porzioni di bosco – 168 ettari in totale – sono andate in fumo a causa della siccità e della vegetazione resa estremamente infiammabile dal caldo anomalorsi.ch. Le regioni più colpite dagli incendi nel 2022 sono state il Ticino (con 64 incendi boschivi registrati), i Grigioni (30) e il Vallese (15)rsi.ch, zone del sud delle Alpi dove la scarsità di piogge e le alte temperature hanno creato condizioni tipicamente mediterranee favorevoli al fuoco. Inoltre, le foreste indebolite dalla siccità risultano più vulnerabili agli attacchi parassitari (come quelli del bostricho tipografo, un insetto che prolifera nei boschi di conifere)wwf.ch, aggravando ulteriormente lo stress degli ecosistemi. In sintesi, la Svizzera si trova in prima linea ad affrontare le ripercussioni locali di una crisi climatica globale. Il riscaldamento nel paese procede a ritmo doppio rispetto al pianetabafu.admin.ch e si manifesta con ghiacciai che scompaiono a vista d’occhio, un aumento di frane e crolli montani, incendi boschivi in territori un tempo freschi e umidi, siccità ed eventi meteorologici estremi più frequenti. Tutto ciò ha impatti concreti sulla vita dei cittadini – dalla sicurezza delle abitazioni alpine minacciate da smottamenti, alla disponibilità d’acqua potabile in estate, fino alla salute pubblica messa a rischio dalle ondate di calore. Le autorità federali riconoscono che la Svizzera è particolarmente colpita dal cambiamento climatico e che senza misure incisive questi effetti sono destinati ad aggravarsimeteosvizzera.admin.ch. Nel prosieguo di questo testo analizzeremo come tali dinamiche climatiche estreme hanno giocato un ruolo determinante in un caso specifico: la frana di Blatten del maggio 2025, un evento disastroso ma emblematico dei pericoli che incombono sulle Alpi svizzere nell’era del riscaldamento globale. 2. Il caso di Blatten: cronologia dell’evento, cause geologiche e climatiche, risposte e testimonianzeBlatten, pittoresco villaggio alpino nella Lötschental (alto Vallese), è diventato tristemente famoso a fine maggio 2025, quando una colossale frana lo ha praticamente cancellato dalle mappe. Questo evento, uno dei peggiori disastri naturali recenti in Svizzera, è avvenuto in circostanze straordinarie ma non del tutto imprevedibili, combinando fattori geologici e climatici. Di seguito ripercorriamo la cronologia di quei giorni drammatici, analizziamo le cause della frana e documentiamo le immediate risposte delle autorità, insieme alle testimonianze della popolazione locale. La vicenda di Blatten ha inizio alcune settimane prima del crollo finale. Già a metà maggio 2025 gli esperti avevano notato segnali preoccupanti provenienti dall’alto della valle: il massiccio montuoso sovrastante Blatten – in particolare la cresta del Kleines Nesthorn (3’341 m), facente parte della catena del Bietschhorn – mostrava movimenti anomali e instabilità. Il Kleines Nesthorn, composto da rocce in graduale degrado (anche a causa del disgelo del permafrost in quota), sovrasta il ghiacciaio del Birch (Birchgletscher), un piccolo ghiacciaio sospeso che domina direttamente il villaggio. Questo ghiacciaio era da tempo sorvegliato speciale: dagli anni ’90 è sottoposto a monitoraggio scientifico costante, dopo che due valanghe di ghiaccio negli anni passati avevano già causato danni nella vallersi.ch. Contrariamente a molti altri ghiacciai che si ritirano, il Birch presentava una particolarità recente – dal 2019 in avanti il suo fronte era persino avanzato di qualche decina di metri, aumentando di spessorersi.ch – segno di un accumulo anomalo di materiale glaciale e detritico. Proprio quest’accumulo, rivelatosi una bomba a orologeria, stava raggiungendo il punto di rottura: crepe profonde si aprivano nel ghiacciaio e la montagna dava segni di cedimento crescentersi.ch. Il 19 maggio 2025 è la data cruciale in cui scatta l’allarme. In quei giorni, geologi e glaciologi dell’ETH di Zurigo e del Servizio pericoli naturali cantonale rilevano un’accelerazione nei movimenti del ghiacciaio Birch: il ghiaccio – caricato dall’alto da masse di roccia instabile – aveva cominciato a scivolare verso valle a una velocità eccezionale, avanzando di circa 10 metri al giornoit.euronews.com. Tale velocità di flusso glaciale è enormemente superiore al normale e indicava un crollo imminente. Di fronte a dati tanto inequivocabili, le autorità non hanno esitato: già il sabato 17 maggio viene emesso un primo ordine di evacuazione parziale, che interessa le case di Blatten situate a sud del fiume Lonza (ritenute più a rischio). Quella sera stessa, 92 residenti e 16 turisti vengono fatti allontanare dalla zona minacciatarsi.ch. Poche ore dopo, i sorvoli in elicottero mostrano scene inquietanti: intere porzioni di roccia in alto si sono già staccate, aprendo crepacci enormi nel ghiacciaio e formando una colata detritica che per fortuna si arresta a circa 500 metri dal fondovalle, senza raggiungere l’abitatorsi.ch. È il chiaro segnale che la montagna sta cedendo: il Kleines Nesthorn “si sta sgretolando” a vista d’occhiorsi.ch e una parte della cima è crollata verso il Birch, trascinando con sé una sezione del ghiacciaiotvsvizzera.it. Di fronte all’evolversi rapidissimo della situazione, l’allerta viene estesa a tutto il villaggio. Lunedì 19 maggio, di prima mattina, le autorità del Canton Vallese diramano l’ordine di evacuazione totale di Blattenrsi.ch. Attraverso messaggi di emergenza (anche via app Alertswiss) vengono allertati tutti gli abitanti: circa 300 persone lasciano le loro case in poche ore, radunando beni essenziali e bestiame, e vengono sfollate a valle. La maggior parte trova alloggio temporaneo presso parenti, amici o famiglie ospitanti nel vicino paese di Wiler, mentre altri vengono sistemati in strutture di accoglienza approntate per l’emergenzarsi.ch. Blatten diventa così un villaggio fantasma: già dal 19 maggio le sue strade sono deserte e presidiate solo da forze dell’ordine e tecnici. Nei giorni seguenti “i giorni dell’attesa”, come li hanno definiti alcuni media, gli evacuati rimangono con il fiato sospeso, osservando a distanza la montagna instabile. La tensione è palpabile: benché tutti sperino in cuor loro che il peggio possa essere evitato, i dati scientifici suggeriscono che il collasso sia solo questione di tempo. Tra il 27 e il 28 maggio il processo culmina. Martedì 27 maggio, alle ore 18:00, avviene un primo crollo di grande ampiezza: una valanga di ghiaccio, roccia e acqua precipita giù per la ripida valle del torrente Birchbach e si arresta a soli 400 metri dalle prime case del paesersi.ch. Paradossalmente, questo evento iniziale viene accolto con un filo di speranza dagli esperti: una parte del ghiacciaio è collassata “controllatamente” e il materiale si è fermato prima di investire l’abitato. Forse – si pensa – il peggio è passato. Nella notte, un secondo distacco di dimensioni analoghe si verifica sulla montagna, e anch’esso non raggiunge il villaggiorsi.ch. Ma è solo la calma prima della tempesta. L’indomani, mercoledì 28 maggio 2025, sarà ricordato come “l’ultimo giorno di Blatten”rsi.ch. In mattinata le autorità cantonali dichiarano lo “stato di situazione particolare” per l’intera Lötschental, così da poter mobilitare rapidamente ulteriori mezzi di soccorso in caso di bisognorsi.ch. Nessuno però immagina l’entità della catastrofe imminente. Alle 15:24 del 28 maggio, puntuale come un orologio tragico, il ghiacciaio del Birch crolla completamente in un singolo, colossale collasso: milioni di tonnellate di ghiaccio e roccia si staccano dalla montagna in un istante. I sismografi del Servizio Sismico Svizzero a Zurigo registrano in quel momento un segnale equivalente a un terremoto di magnitudo 3.1rsi.chit.euronews.com. Una gigantesca nube di polvere e detriti oscura il cielo della valle, mentre un’impressionante valanga di fango, neve, ghiaccio e macigni si precipita sul fondovalle con forza inarrestabileit.euronews.com. In pochi secondi, il villaggio di Blatten viene investito e sommerso. Le immagini satellitari e aeree mostrano una scena apocalittica: dove sorgevano case e chalet di legno, vi è soltanto una colata grigiastra di detriti. La valanga distruttiva copre circa il 90% dell’area del villaggio, radendo al suolo quasi tutti gli edificiit.euronews.com. Si stima che siano franati a valle circa 9 milioni di metri cubi di materialersi.ch, l’equivalente di un’intera montagna che si è sgretolata. La massa di detriti ha un’altezza di parecchi metri e ha addirittura sbarrato il corso del fiume Lonzait.euronews.com: il letto del torrente è ostruito, generando il timore di un possibile lago effimero che, se dovesse cedere di colpo, potrebbe causare ulteriori inondazioni a valleit.euronews.com. La furia della frana è andata oltre ogni previsione degli esperti, superando di molto l’area di impatto attesa e spingendosi ben oltre il villaggiorsi.ch. In termini di danni materiali, si può parlare di distruzione quasi totale: secondo i rilievi, oltre 100 edifici tra case, fienili e strutture pubbliche sono stati sepolti o demoliti, insieme a strade, ponti e servizi essenziali (linee elettriche e idriche). Interi pascoli e boschi circostanti risultano devastati. Il paesaggio è irriconoscibile: dove un tempo sorgeva Blatten vi è ora un ampio cono di frana, una distesa di fango e rocce che segnano la cicatrice lasciata dal crollo. Fortunatamente – ed è un fatto quasi miracoloso data la portata del disastro – non vi sono state vittime tra la popolazione, grazie all’evacuazione preventiva avvenuta nove giorni prima. I circa 300 abitanti erano tutti al sicuro lontano dal paese quando la frana li ha privati delle loro case. “Quella che poteva trasformarsi in un’immane tragedia umana si è rivelata un esempio straordinario di prevenzione efficace”, hanno commentato i media, sottolineando come la tempestività nelle decisioni abbia salvato molte vitetvsvizzera.ittvsvizzera.it. Solo una persona risulta dispersa: si tratta di un uomo di 64 anni, un agricoltore locale che la sera prima del crollo si era avventurato in zona proibita sotto il villaggio, forse per controllare il bestiame o recuperare effetti personali, e di cui purtroppo si sono perse le tracce al momento del collassorsi.ch. Le squadre di soccorso hanno cercato a lungo quest’uomo, impiegando anche droni con termocamere nella speranza di localizzarlo sotto le macerieit.euronews.com, ma con il passare dei giorni le speranze di ritrovarlo in vita si sono affievolite. A parte questo caso, nessun altro residente o soccorritore è rimasto ferito: un esito davvero notevole se si pensa che “il villaggio di Blatten, con le sue tipiche case in legno scurite dal sole, non c’è più”, come ha scritto efficacemente un cronistarsi.ch. Gli sfollati, nel primo pomeriggio del 28 maggio, ancora non sapevano che di lì a poco avrebbero perso tutto – “la casa con i ricordi di una vita”, come ha dichiarato amaramente un abitantersi.ch. La notizia del disastro si è diffusa rapidamente raggiungendo i media nazionali e internazionali, che hanno mostrato immagini impressionanti della valle: una montagna di detriti e ghiaccio al posto del paese, boschi devastati, e una valle spettrale. Le cause di questo evento catastrofico sono da ricercarsi in una combinazione di fattori naturali e climatici. Dal punto di vista geologico, l’innesco immediato è stato il collasso della cima rocciosa del Kleines Nesthorn: un enorme sperone di montagna che probabilmente soffriva da anni di fratture e indebolimento (complice anche il disgelo del permafrost ad alta quota). Quando quella porzione di roccia ha ceduto, si è riversata sul ghiacciaio del Birch sottostante, caricandolo di milioni di tonnellate di detriti e rompendo l’equilibrio glaciale. Il Birch, già indebolito dalle temperature primaverili miti, ha reagito come un tappeto tirato: la massa rocciosa lo ha spinto verso valle provocandone la disintegrazione improvvisa. I glaciologi spiegano che un ruolo può averlo avuto anche l’acqua di fusione: con l’aumento del caldo, l’acqua derivante dallo scioglimento del ghiaccio può infiltrarsi nelle fessure della roccia e agire da lubrificante o da forza dirompente, facilitando il distacco di intere paretitvsvizzera.it. In altre parole, il cambiamento climatico – attraverso il riscaldamento e lo scioglimento di ghiaccio e neve – influenza il momento in cui avvengono questi crolli, pur non essendone l’unica causa profondatvsvizzera.it. Nel caso di Blatten, è chiaro che condizioni climatiche anomale hanno esacerbato una situazione già precaria: il caldo primaverile sopra la media e le abbondanti piogge di inizio maggio (che avevano intriso il terreno) possono aver contribuito a destabilizzare ulteriormente sia la roccia che il ghiacciaio. Il risultato finale è stato un fenomeno di collasso glaciale su scala eccezionale, quasi senza precedenti nelle Alpi svizzere recenti. All’indomani della frana, le risposte immediate sono state rapide. Sul posto sono stati schierati reparti specializzati dell’esercito svizzero, unità di protezione civile e forze di |