Privacy Garantita

City Branding marketing territoriale urbano il come di Alessandria in cerca di una nuova immagine

La città piemontese avvia un ambizioso progetto di city branding per ridefinire la sua identità. Ma per superare la reputazione di "città grigia" e di passaggio, il marketing non basta: serve un'autopsia culturale e un patto con i cittadini per decidere cosa salvare del passato e cosa costruire sul vuoto post-industriale.


2025-11-01 23:42:36 Visualizzazioni: 228



 

Alessandria è un luogo dell'anima che l'Italia ha dimenticato di possedere. È un paradosso geografico: un nodo strategico, un crocevia tra le potenze industriali di Torino e Milano e il respiro del mare ligure, eppure, nell'immaginario collettivo, rimane una macchia indistinta, un casello autostradale, un nome associato alla nebbia e a un passato industriale più pesante che glorioso.


 


Ora, questa città silenziosa ha deciso di rompere il silenzio. Ha avviato un percorso che, nel gergo della consulenza, si chiama "city branding". L'obiettivo è ambizioso: definire un'identità chiara, condivisa e, soprattutto, spendibile. Si parla di un nuovo logo, di campagne di comunicazione, ma la vera posta in gioco è molto più alta. Non si tratta di disegnare un'etichetta accattivante da apporre su un prodotto difettoso, ma di capire quale sia, oggi, il prodotto Alessandria.


 


L'amministrazione ha dichiarato di voler coinvolgere i cittadini, di cercare una visione "il più possibile condivisa". Questa non è una scelta stilistica, ma una necessità strategica. Il branding territoriale fallisce miseramente quando è un'imposizione calata dall'alto. Per Alessandria, che vive da decenni una crisi d'identità strisciante, questo processo assomiglia più a una seduta di psicoanalisi collettiva che a una campagna pubblicitaria. La domanda sul tavolo non è "Come ci vendiamo?", ma "Chi siamo... ancora?".


 


 


 


1. Radici e Fantasmi: Il Peso della Storia Alessandrina


 


Per capire la difficoltà di "brandizzare" Alessandria, bisogna scendere nella sua storia. Non è una città d'arte nel senso fiorentino o veneziano; la sua bellezza non è mai stata sfacciata, ma funzionale, severa, spesso nascosta.


 


Fondata nel 1168, il suo stesso atto di nascita è un atto di sfida. Nata dall'unione di borghi per volere della Lega Lombarda, fu eretta come bastione contro il potere imperiale di Federico Barbarossa. Il suo nome è un omaggio al Papa (Alessandro III), un sigillo di appartenenza politica. Alessandria nasce militare, strategica e anti-imperiale.


 


Questo DNA non l'ha mai abbandonata. Per secoli, la sua funzione primaria è stata quella di fortezza. Il suo gioiello, o forse la sua prigione dorata, è la Cittadella: una delle più grandi fortezze militari a stella d'Europa. Un capolavoro di ingegneria militare del XVIII secolo, intatto, immenso. Eppure, per decenni, è stata un'enorme area militare inaccessibile, un vuoto nel cuore della città. Oggi, dismessa, è un'attrazione potenziale tanto magnifica quanto problematica da gestire e valorizzare. È il simbolo perfetto di Alessandria: un potenziale enorme, ingombrante, costoso e in attesa di una funzione.


 


Poi è arrivata l'industria. L'Ottocento e il Novecento hanno portato la ferrovia (facendone uno dei nodi principali del Nord-Ovest) e le fabbriche. Su tutte, la Borsalino. Più che un'azienda, la Borsalino è stata l'identità della città. Ha significato lavoro, ricchezza, orgoglio e un'esportazione di stile riconosciuta in tutto il mondo. Ma come tutte le monoculture industriali, ha creato una dipendenza. Il declino e le crisi dell'azienda (culminate nel fallimento del 2017, prima della recente rinascita sotto nuova proprietà) sono state vissute come un lutto cittadino, la fine di un'era.


 


Alessandria oggi è una città post-industriale che non ha ancora metabolizzato il suo passato. È orfana della sua identità militare e vedova della sua identità industriale.


 


2. Il Teorema del Territorio: City Branding vs. City Reputation


 


Per capire la missione di Alessandria, bisogna distinguere due concetti che spesso si confondono: city branding e city reputation.


 


Il City Branding (Il Marchio) Il "city branding" è un processo attivo e strategico. È ciò che una città decide di essere e come vuole comunicarlo. È un'azione volontaria.








  • Come funziona per i comuni: Si parte da un'analisi (SWOT: punti di forza, debolezza, opportunità, minacce). Si identificano gli asset unici (la Cittadella, la logistica, l'eredità di Borsalino, la tradizione ciclistica, l'enogastronomia delle colline circostanti). Si definisce un "posizionamento": Alessandria vuole essere la capitale della logistica smart? Un polo culturale diffuso? Un hub per la silver economy?




 





  • La gestione: Una volta definito il posizionamento, si costruisce la "cassetta degli attrezzi":








    1. Logo e Slogan: La parte più visibile, ma la meno importante.









    1. Storytelling: La narrativa che lega gli asset (es. "Alessandria, la città che si è sempre difesa e oggi protegge gli investimenti").









    1. Campagne: Comunicazione mirata a target specifici (investitori, turisti, nuovi residenti).











La City Reputation (La Reputazione) La "city reputation" è invece passiva e organica. È ciò che la gente pensa della città, basandosi sull'esperienza diretta, sul sentito dire, sulla copertura mediatica e sui pregiudizi. È un risultato, non un'azione.


 


La reputazione di Alessandria, oggi, è probabilmente il suo problema più grande. È vaga, "grigia", legata alla nebbia, all'industria pesante, a una certa chiusura provinciale. È una "città di passaggio", un luogo dove si transita per andare altrove.


 


La sfida di Alessandria è colossale: il suo progetto di branding (l'azione) deve essere così potente, autentico e pervasivo da riuscire, nel lungo termine, a scalfire e modificare la sua reputazione (il risultato).


 


3. Anatomia di una Crisi d'Immagine: Immobiliare, Aree Critiche e Criminalità


 


Un brand non si costruisce sulla sabbia. Deve fare i conti con la realtà materiale della città. Il "prodotto" Alessandria, oggi, presenta luci e ombre evidenti.


 


Aree Critiche e Rigenerazione La città paga lo scotto della sua storia industriale. La dismissione di enormi aree produttive ha lasciato cicatrici nel tessuto urbano. La sfida non è solo "riempire" questi vuoti, ma dar loro un senso che si allinei con la nuova identità. La stessa Cittadella è un'"area critica" in termini di gestione: un patrimonio inestimabile che rischia il degrado se non trova una funzione sostenibile.


 


Ci sono poi le criticità sociali, spesso concentrate in quartieri specifici (come la zona stazione, un classico di molte città italiane) dove la percezione di degrado supera la realtà statistica, ma che contribuisce potentemente alla city reputation negativa.


 


Criminalità: Percezione e Realtà La criminalità è un fattore chiave per la reputazione. Consultando le classifiche annuali sulla qualità della vita (come quella del Sole 24 Ore), Alessandria non emerge come una città ad alto tasso di criminalità violenta. Si posiziona spesso a metà classifica, con picchi magari nei reati predatori (furti, rapine) ma lontana dalle emergenze delle grandi metropoli.


 


Il problema, ancora una volta, è la percezione. La micro-criminalità diffusa, il degrado urbano in alcune zone e una certa sensazione di "vuoto" serale alimentano un'insicurezza percepita che danneggia l'attrattività della città molto più dei dati assoluti. Un progetto di branding deve affrontare questa percezione: non si può vendere un'immagine di "città accogliente" se i residenti non si sentono sicuri.


 


Immobiliare e Investimento: Il Valore (Basso) delle Case Il mercato immobiliare alessandrino è lo specchio fedele della sua reputazione. I valori delle case sono significativamente bassi, specialmente se confrontati con la vicinanza a poli attrattivi come Milano e Torino. Se da un lato questo è un sintomo di scarsa domanda, bassa crescita demografica e debolezza economica, dall'altro può essere ribaltato in un asset strategico.


 


Un investimento immobiliare ad Alessandria oggi costa poco. Questo è un vantaggio competitivo enorme per:








  1. Nuovi Residenti: Famiglie o professionisti in smart working che fuggono dai costi folli delle metropoli e cercano una qualità della vita (e una dimensione abitativa) migliore a un prezzo accessibile, pur rimanendo connessi.




 





  1. Imprese: Costi inferiori per uffici e logistica.







Il branding deve intercettare questi target. Deve trasformare "le case costano poco perché la città è in declino" in "le case costano il giusto perché la città è intelligente e offre valore".


 


4. La Scelta dell'Identità: Quale Futuro per Alessandria?


 


Il processo di branding costringerà Alessandria a scegliere una "faccia" da mostrare al mondo. Le opzioni narrative sono diverse, e probabilmente la soluzione starà nel mescolarle.








  1. La Narrativa Storica (La Fortezza Riscoperta): Puntare tutto sulla Cittadella, sulla storia militare, su Napoleone. Diventare un polo di turismo storico e di rievocazione. Rischio: nicchia eccessiva, costi di restauro immensi.




 





  1. La Narrativa dell'Eccellenza (Il "Saper Fare"): L'eredità di Borsalino. Non la nostalgia, ma il DNA dell'artigianato di precisione e del design. Diventare un polo per l'alta formazione, per l'industria creativa e manifatturiera 4.0. Rischio: serve un tessuto imprenditoriale e accademico che sostenga questa visione.




 





  1. La Narrativa Logistica (Il Nodo Strategico): Accettare la propria natura di "crocevia" e trasformarla in un vanto. Non "città di passaggio", ma "hub strategico" per la logistica avanzata, il commercio e gli scambi nel cuore del triangolo industriale. Rischio: poco sexy per attrarre residenti e turisti.




 





  1. La Narrativa della "Qualità della Vita" (La Provincia Smart): Sfruttare i prezzi bassi e la dimensione umana. Vendere un'alternativa vivibile alle metropoli: sicura, verde (con le colline del Monferrato a un passo), connessa e accessibile. Rischio: competizione alta con molte altre città di provincia italiane.







La vera sfida, e il motivo per cui il coinvolgimento dei cittadini è cruciale, è che qualunque narrativa si scelga, deve essere autentica. I cittadini devono riconoscerla. Se si sceglie la "qualità della vita", i servizi devono funzionare. Se si sceglie la "cultura", la Cittadella deve essere viva.


 


Il progetto di city branding di Alessandria non è, quindi, la creazione di un logo. È un referendum esistenziale. La città ha l'opportunità di guardare nel suo specchio incrinato, raccogliere i frammenti della sua storia militare, industriale e strategica, e ricomporli in un'immagine nuova. Non per inventare ciò che non è, ma per decidere, finalmente, cosa vuole essere.