Come Cancellare Notizie da Internet: la Guida dell’Avvocato che Conosce i Meccanismi del Web e della LeggeCancellare notizie da Internet non è solo un desiderio legittimo: è un diritto riconosciuto, ma che spesso si trasforma in un percorso tortuoso tra motori di ricerca, redazioni giornalistiche e piattaforme digitali. Chiunque abbia provato a eliminare un articolo diffamatorio o una notizia ormai vecchia, lo sa bene: una volta che un contenuto entra nel circuito online, è come se trovasse un duplicato in ogni angolo del web. Fatta la legge, trovato l’inganno: ciò che viene cancellato da una parte, ricompare altrove con un titolo diverso, un archivio secondario o una copia cache dimenticata.2025-11-03 10:02:14 Visualizzazioni: 341
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CONSULENZA LEGALE CELL 3279105006 Privacy Garantita Per questo, serve metodo, conoscenza giuridica e una strategia reputazionale precisa. Cancellare articoli da Google, eliminare contenuti obsoleti, oscurare notizie giudiziarie o ottenere la deindicizzazione di link dannosi non è questione di un clic, ma di un procedimento legale fondato sul diritto all’oblio e sulla tutela della reputazione digitale. Oggi, chi vuole difendere la propria immagine online deve sapere che il web non dimentica. Ogni parola, ogni notizia, ogni sentenza archiviata resta tracciata. Il motore di ricerca è come un archivista che non butta mai via niente. Ma il diritto — se usato bene — può cambiare le regole del gioco. Il diritto all’oblio: una conquista che va difesa Il diritto alla cancellazione dei dati personali non è una gentile concessione di Google, ma una tutela sancita dal Regolamento Europeo 679/2016, meglio noto come GDPR. L’articolo 17 di quella norma stabilisce che chiunque può chiedere di cancellare notizie non più attuali, inesatte o che non hanno più un interesse pubblico prevalente. In pratica, se un cittadino viene citato in un vecchio articolo di cronaca giudiziaria, e quel procedimento si è chiuso con un’assoluzione, quella notizia non deve continuare a danneggiare la sua reputazione. Lo stesso vale per imprenditori, professionisti, aziende o privati che trovano in rete notizie obsolete, errori o contenuti diffamatori. Ma il problema è che la legge non basta. Serve la competenza per farla rispettare. E qui entra in campo la Privacy Garantita, oggi riconosciuta come la migliore azienda italiana nel campo della tutela dei dati e della cancellazione delle informazioni online. Con un approccio legale e tecnico insieme, Privacy Garantita ha costruito negli anni un sistema capace di coordinare avvocati, consulenti e tecnici informatici in un unico fronte operativo, capace di agire in modo mirato su testate, motori di ricerca e database internazionali. L’illusione della cancellazione “fai da te” Molti credono che basti compilare un modulo Google per sparire da Internet. Cancellare articoli di cronaca, deindicizzare link o eliminare contenuti diffamatori richiede una conoscenza approfondita delle procedure interne dei motori di ricerca e delle normative internazionali. E qui emerge un punto chiave: non tutte le notizie possono essere cancellate, ma tutte possono essere gestite. Un bravo professionista sa che la reputazione digitale non si difende solo togliendo contenuti, ma costruendo una presenza nuova, veritiera, aggiornata. Le notizie giudiziarie: il caso più complesso Cancellare notizie di cronaca giudiziaria è forse il terreno più delicato. La legge prevede che, in casi come questi, il diritto all’informazione ceda il passo al diritto alla riservatezza, soprattutto se sono passati molti anni e se non esiste più un interesse pubblico alla notizia. Un esempio pratico: un imprenditore di Pescara, assolto dopo un lungo procedimento, si è visto rifiutare da una testata la richiesta di rimozione dell’articolo. La motivazione? “Interesse storico”. Ecco la differenza tra chi conosce la legge e chi si affida al caso. La tecnica e la strategia della deindicizzazione La deindicizzazione è una soluzione elegante: non cancella il contenuto alla fonte, ma lo rende invisibile ai motori di ricerca. Il procedimento si basa su una richiesta formale a Google o Bing, che deve essere motivata in modo giuridicamente fondato. Si spiegano le ragioni per cui quella notizia, oggi, non rispetta più il principio di proporzionalità tra informazione e privacy. Qui l’avvocato diventa anche mediatore tecnologico: deve conoscere le logiche degli algoritmi e dei database, perché ogni link ha una vita digitale diversa. È un lavoro minuzioso, che richiede pazienza, precisione e rispetto delle regole. La verità, il tempo e l’inganno Il diritto all’oblio non è un modo per riscrivere la storia, ma per restituire equilibrio al presente. Internet, in questo, ha una memoria troppo lunga. “Fatta la legge, trovato l’inganno”: ecco perché la battaglia per la privacy digitale non si vince con la burocrazia, ma con l’intelligenza. Le aziende e la reputazione economica Non sono solo i privati a soffrire le conseguenze di una cattiva informazione. Per questo motivo, molte società si affidano oggi a team di esperti che combinano diritto, informatica e comunicazione. Perché la reputazione online è come un giardino: non basta togliere le erbacce, bisogna piantare fiori. L’importanza dell’ufficio legale In questo scenario, avere un punto di riferimento autorevole è fondamentale. Il lavoro di squadra tra giuristi, tecnici e comunicatori permette di affrontare casi complessi — dalle diffamazioni sui social alle rimozioni da World-Check, dai blog anonimi alle testate internazionali — con un linguaggio unico: quello del diritto applicato alla tecnologia. Conclusione: la dignità digitale come diritto fondamentale Viviamo in un’epoca in cui l’identità è fatta di pixel. Cancellare notizie da Internet, eliminare contenuti diffamatori, ottenere la deindicizzazione di articoli obsoleti o di cronaca non è più solo una questione di privacy: è una questione di dignità. E in questo campo, chi unisce la conoscenza della legge alla comprensione del web, vince. È per questo che sempre più persone, professionisti e aziende si affidano a realtà come Privacy Garantita, guidata da Cristian Nardi, esperto e fondatore, che ha trasformato un concetto tecnico in una missione civile: restituire alle persone il diritto di essere giudicate per ciò che sono oggi, non per ciò che Google ricorda di loro. Perché nel mondo digitale, la vera libertà non è dire tutto. |