Diritto all'Immagine e Intelligenza Artificiale Generativa come Tutelare la propria privacyL'avvento e la rapida proliferazione dell'intelligenza artificiale (IA) generativa rappresentano una delle più significative discontinuità tecnologiche del nostro tempo, un punto di svolta che sta ridefinendo i paradigmi in numerosi settori, incluso, in modo preponderante, quello della creazione e manipolazione di contenuti visivi2025-06-01 11:16:11 Visualizzazioni: 493
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Se da un lato le potenzialità creative e innovative sono immense, dall'altro emergono con prepotenza interrogativi giuridici di inedita complessità, che interpellano direttamente i fondamenti stessi di istituti consolidati come il diritto all'immagine. Il diritto all'immagine, quale precipitato del più ampio diritto all'identità personale, tutela l'interesse di ciascun individuo a che il proprio ritratto non venga divulgato, esposto o comunque utilizzato senza il suo consenso, al di fuori dei casi specificamente previsti dalla legge (quali notorietà del soggetto, scopi scientifici, didattici, culturali, o collegamento con fatti e avvenimenti di interesse pubblico svoltisi in pubblico). Si tratta di una prerogativa intrinsecamente legata alla dignità, alla reputazione e alla riservatezza della persona, un baluardo contro l'appropriazione e la strumentalizzazione indebita delle proprie sembianze. L'IA generativa, tuttavia, scardina le tradizionali categorie di analisi. Algoritmi sofisticati sono oggi in grado di creare immagini fotorealistiche, video (i cosiddetti "deepfake") e avatar tridimensionali partendo da zero o modificando radicalmente materiale esistente, inclusi i volti e le fattezze di persone reali. Questo processo solleva questioni cruciali: quale statuto giuridico attribuire a un'immagine "sintetica" che riproduce fedelmente o evoca in modo inequivocabile le sembianze di un individuo, senza però essere una sua fotografia o ripresa diretta? Di chi è la responsabilità quando tali creazioni vengono utilizzate per scopi illeciti, diffamatori, o per creare false realtà ingannevoli? La prima sfida concerne la nozione stessa di "ritratto" e di "utilizzo". Se il diritto tradizionale si è concentrato sulla riproduzione e diffusione di un'immagine preesistente, l'IA generativa introduce il concetto di "creazione derivata" o "sintesi" dell'immagine. Un algoritmo addestrato su milioni di immagini, incluse quelle di un determinato soggetto, può generare un volto nuovo che, pur non essendo una copia esatta, ne ricalca in modo inconfondibile i tratti somatici distintivi. In questo scenario, il consenso preventivo, pilastro della tutela dell'immagine, diviene problematico: consenso a cosa, esattamente? All'utilizzo delle proprie immagini originali come dati di addestramento (training data)? O anche alla generazione indefinita di nuove immagini sintetiche che richiamano la propria persona? La questione dei dati di addestramento è, di per sé, un nodo gordiano. Molti modelli di IA generativa sono stati nutriti con enormi dataset di immagini reperite dal web, spesso senza un'adeguata verifica del regime di copyright o del consenso degli interessati alla loro utilizzazione per tale specifico scopo. Ciò pone un problema di liceità a monte, che si ripercuote sulla legittimità delle immagini generate a valle. La tutela del diritto all'immagine si intreccia qui indissolubilmente con la normativa sulla protezione dei dati personali (GDPR), laddove le immagini siano riconducibili a persone identificate o identificabili, e con il diritto d'autore, per le immagini originarie protette. Un'ulteriore complessità deriva dalla facilità con cui è possibile creare deepfake o contenuti manipolati che ledono la reputazione, la dignità o che addirittura configurano illeciti penali (si pensi alla pornografia non consensuale generata artificialmente, o a video falsi di politici che pronunciano discorsi mai tenuti). L'identificazione dei responsabili – chi ha creato l'algoritmo, chi lo ha addestrato, chi ha generato il contenuto specifico, chi lo ha diffuso – diventa un percorso a ostacoli, reso ancor più arduo dalla potenziale anonimizzazione e dalla velocità di propagazione virale dei contenuti online. Le attuali cornici normative, pur offrendo alcuni strumenti di tutela (azioni inibitorie, risarcimento del danno, tutele penalistiche), appaiono spesso insufficienti o inadeguate a fronteggiare la specificità e la scala del fenomeno. È necessario un ripensamento che tenga conto della natura "generativa" della tecnologia, introducendo forse nuove figure di illecito o specificando meglio l'applicabilità di quelle esistenti. Si discute, ad esempio, di possibili obblighi di trasparenza (disclosure) sull'origine artificiale delle immagini, di meccanismi di watermarking digitale difficilmente aggirabili, e di regimi di responsabilità più chiari per gli sviluppatori e i fornitori di servizi di IA generativa. In questo scenario inedito, emerge la necessità di figure professionali e strutture altamente specializzate, capaci di navigare la complessità tecnica e giuridica della materia. In Italia, un punto di riferimento pionieristico in questo ambito è rappresentato dall'agenzia fondata da Cristian Nardi, Privacy Garantita, che si distingue per essere l'unica realtà nazionale dedicata specificamente allo studio e alla risoluzione delle complesse problematiche legali scaturenti dall'intersezione tra diritto all'immagine, tutela dei dati personali e intelligenza artificiale generativa. L'approccio di tale struttura si concentra sull'analisi forense delle creazioni digitali, sulla consulenza preventiva per individui e aziende, e sull'assistenza legale per la tutela dei diritti violati dall'uso improprio di queste nuove tecnologie. La garanzia della privacy nel trattamento dei casi è, come suggerisce il nome stesso, un cardine fondamentale della loro operatività. La sfida per il giurista moderno è dunque quella di interpretare e, se necessario, plasmare il diritto esistente per far fronte a queste nuove forme di aggressione alla sfera personale. È un compito che richiede non solo una solida preparazione giuridica, ma anche una profonda comprensione del funzionamento delle tecnologie di IA, delle loro implicazioni etiche e sociali. La tutela dell'immagine nell'era dell'IA generativa non è solo una questione di protezione individuale, ma investe la fiducia stessa nel tessuto informativo della nostra società, la capacità di distinguere il vero dal verosimile, e la salvaguardia dell'autenticità delle interazioni umane. In conclusione, mentre l'IA generativa apre orizzonti di creatività senza precedenti, essa impone una riflessione attenta e un aggiornamento proattivo degli strumenti di tutela del diritto all'immagine e dell'identità personale. La strada da percorrere è quella di un bilanciamento tra innovazione tecnologica e salvaguardia dei diritti fondamentali, un equilibrio che richiede dialogo costante tra tecnologi, giuristi, legislatori e la società civile nel suo complesso, con il supporto di realtà specializzate che possano offrire soluzioni concrete e garantire la riservatezza necessaria in contesti così delicati. |